CANDOGLIA

Regione
Piemonte
Provincia
VB
Comune
Mergozzo
Area carsica
Si
Descrizione
Le lenti di marmo della Valle Strona e del territorio di Ornavasso proseguono anche sulla sinistra orografica dell'Ossola e sopra il paese di Candoglia, proprio di fronte a Ornavasso, danno luogo ad affioramenti che da tempo sono oggetto di estrazione di un pregiato marmo rosato.
Le cave di marmo di Candoglia, infatti, sono attive da circa sei secoli e hanno fornito marmo per il Duomo di Milano e la Certosa di Pavia.
Nel 1875 fu costruita la bella strada carrozzabile che tuttora conduce alle varie cave e, innanzi tutto, alla cava Madre, colossale opera per la coltivazione in sotterraneo ben visibile da Ornavasso. L'enorme, impressionante galleria, alta oltre 30 metri e sovrastata da una Madonnina dorata, si addentra per oltre cento metri nelle viscere della montagna. Più in alto si trovano le altre cave. tutte a cielo aperto: la Carrettone (oggi inattiva), la Cornovo, la Cornovo Est e parecchio più in alto e raggiungibile solo per mulattiera, la cava Mergozzoni, anch'essa abbandonata. La gestione da parte di un ente che non persegue fini di lucro ha fatto sì che la realizzazione e la manutenzione dell'ardita, panoramicissima strada siano condotte con particolare attenzione. In circa 5 km, la strada supera un dislivello di oltre 600 metri: essa costituisce la via d'accesso normalmente utilizzata per le grotte ma per transitarvi, anche a piedi (1,5 ore), occorre un'autorizzazione che la direzione di Milano rilascia, generalmente per i soli giorni lavorativi (dal lunedì al venerdì).
Nei giorni festivi, nei quali il cancello che sbarra la strada all'inizio è chiuso e non presidiato, si può ugualmente accedere alle cave partendo, a piedi, dalla località Ruspesso lungo un sentiero discretamente segnalato (tratti bianchi un po' sbiaditi fino a Vercio, poi gialli) ma molto carente di manutenzione nel tratto tra Vercio e le Cave: da Fondotoce o da Verbania si giunge a Bieno e si prosegue per strada asfaltata verso l'alpe Ompio e il rifugio Fantoli. La strada termina in località Ruspesso (m 937) dove si lascia l'auto. Si prende sulla sinistra un sentiero che costeggia una marcata depressione, scavalca una cresta e scende diagonalmente per proseguire poi tra il rado bosco fino a raggiungere l'Alpe Vercio (0.45 ore) posta su un incantevole balcone naturale, con un'interessante chiesetta settecentesca. Di fronte, appare ora l'insieme delle cave. Sul lato settentrionale dell'alpe, nei pressi di un masso isolato con una tacca di vernice rossa, si prende sulla sinistra un sentiero che attraversa il prato e scende in direzione delle cave; dopo una cinquantina di metri, cominciano i segnavia gialli.
Si scende per una trentina di metri si guada un rio e si prosegue in costa. Aggirato uno spallone roccioso, il sentiero diventa più stretto e un po' esposto. Poco dopo aver superato un nuovo rio, si attraversano i primi affioramenti di marmo, chiaramente riconoscibili per via della superficie corrosa. Costeggiati due casolari diroccati, si prosegue innalzandosi in direzione di un evidente cartello che delimita l'area delle cave, in prossimità di alcuni edifici nei pressi della stazione della teleferica ora in disuso (0,45 ore da Vercio; 1,30.1 ,45 dalla partenza). Si tenga presenta che, in tutta la zona delle cave l'acqua è scarsa.
Nell'area affiorano principalmente gneiss kinzigitici inglobanti grandi lenti di marmi e calcefiri che si estendono, complessivamente, su una larghezza di circa 300 metri. I principali banchi di marmo sono tre: la fascia maggiore raggiunge i 32 metri di larghezza. Sono presenti diverse tonalità di colore: rosa (la più pregiata), bianco e anche, dove alla calcite si aggiungono silicati e solfuri, verde e grigio. Anche i calcefiri si presentano alquanto eterogenei, con frequenti intercalazioni di gneiss, fratturazioni, dislocazioni e discontinuità nella composizione. Le cave sono famose anche per i minerali che vi si rinvengono, spesso esteticamente poco attraenti, ma di grande rarità e interesse scientifico.

Modesti sono i fenomeni carsici superficiali osservabili nell'area di Candoglia.
Una marcata depressione doliniforme è visibile nei prati di Ruspesso, proprio a sinistra del termine della strada asfaltata che vi sale da Bieno; ha diametro di una quarantina di metri, una profondità di circa 10 e ha tutto l'aspetto di una dolina di dissoluzione, anche se le rocce che affiorano superficialmente sono degli gneiss. Qualche avvallamento simile, anche se non così pronunciato, si trova anche lungo la cresta, seminascosto dal bosco.
In corrispondenza dei vari affioramenti di calcefiri è abbastanza facile rinvenire rocce corrose superficialmente con la caratteristiche morfologie a pettine, mentre qua e là, sui marmi puri affioranti, si osservano accenni di corrosione superficiale. (Tratto da: Le grotte delle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola (2004))

Grotte conosciute in quest'area: 2


PI2634 Il Sifone wgs84: 45.9832341N 8.4275176E Q.685
PI2633 Grotta di Candoglia wgs84: 45.9854628N 8.4286308E Q.884

Immagini

Mappa Area di Candoglia


Autore foto
Gruppo Grotte CAI Novara
Licenza foto
CC BY 4.0

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