CAPI84

OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Primo censitore
ANNA SIMONI, MAURIZIO MORGANI
Regione
PIEMONTE
Provincia
VC
Comune
VARALLO
Indirizzo
Corso Re Umberto n°23
Anno di costruzione
Primi anni del 1600
Epoca
età moderna 1492 - 1789
Categoria
cavità scavata nel sottosuolo (scavo in parete o a pozzo)
Concrezionamenti
Assenti
Grado di artificialità
100% circa
Dimensioni
Posizione dell'ingresso
Latitudine
45.815341
Longitudine
8.253522
Tipo di coordinate
Geografiche WGS84
Riferimenti a censimenti speciali
Cavità chiusa
Si
Pericolosità
Nessun pericolo
Staticità
ottima
Praticabilità interna
Descrizione
La facciata è posta lungo la via principale Via Umberto I, a pochi metri dalla piazzetta di San Rocco. Presenta ora al piano strada le ampie Vetrine della odierna farmacia, che venne acquistata nel 1920 dal dott. Gaudenzio Anselmetti, nonno degli attuali proprietari, e qualche anno dopo, nel 1932, ufficialmente divenne Farmacia Chimica Anselmetti mantenendone gli originali e preziosi arredi in noce intagliato, opera di Valenti artigiani locali del '700.
Ancora oggi, si possono ammirare mobili e scaffalature corredati da dozzine di preziosi e rari vasi da speziale in ceramica e maiolica dell’epoca, di Varie forme e dimensioni a cipolla a rocchetto ecc. Molte decorate con le iniziali del committente B.G.F. Boccioloni Giacomo Farmacope e come era uso, con stemmi e cartigli di figure animali e vegetali, di Santi o figure fantastiche, scritte che ne indicano i contenuti: semi, radici, fiori, minerali polverizzati.
Sono ancora presenti numerose scatole per contenere erbe, piante e semi, realizzate in sfoglie di legno di svariate forme, antichi mortai, moltissime botticelle antiche in vetro di infinite dimensioni che contenevano rari oli essenziali, profumi, aromi e spezie. Un vero e proprio laboratorio, ed alcune materie prime per la preparazione dei farmaci galenici erano reperite nella stessa Valsesia.
Possiamo anche ricordare che allora era in uso utilizzare a fini medici, le sanguisughe perché il salasso era considerato come una panacea per tutti i mali. Famose erano le due specie di sanguisughe del lago di Sant’Agostino a Roccapietra. Molti erano i racconti di donne che immergevano le gambe nel laghetto, per favorirne la cattura e rifornire poi le farmacie, per loro era una piccola fonte di guadagno, non senza rischi di essere definite strie, masche o streghe, come per altri motivi ad esempio, successe alla donna di Cervarolo denominata la Stria Gatina, della quale è nota la vicenda e che fu trucidata a bastonate il 22 gennaio 1828, dai compaesani, accusata di stregoneria.
La farmacia fu dai primi del novecento al 1920 di Ranieri Chiaria.
In una annotazione del Dott. Paolo Anselmetti si legge, che nel 1769 venne stipulata una convenzione tra Marco Antonio Carelli, priore dell’Ospedale, e lo speziale patentato Boccioloni Giacomo esercente l’arte farmaceutica in Torino, divenuto lo speziale d’Ospedale di Varallo.
Negli ultimi anni del 1700, Giacomo Boccioloni acquistò la sede dell’Ospedale e vi fondò la Farmacia Boccioloni, tramandata di padre in figlio per oltre cento anni. Ad oggi la farmacia svolge il suo importante servizio alla cittadinanza di Varallo da più di duecento anni.
Gli ampi locali voltati della farmacia e gli ambienti retrostanti erano affrescati, se ne vedono ancora alcune parti, e come scrivono alcuni storici erano la Cappella e la spezieria, adatte ad accogliere e curare il corpo e l’anima e fornire un primo e sicuro rifugio e accesso ai locali dell’Ospitale. Sul fianco sinistro delle attuali vetrine, un portone ci introduce in un corridoio, per aprirsi poi nel cortile interno, dove un alto e robusto muro ne divide la proprietà. Ricavato nello spessore dello stesso, un’apertura squadrata con la protezione muraria di un parapetto in pietra rivela il pozzo civile del palazzo, che da una prima indagine visiva, al suo interno, dal piano di calpestio, si presenta rotondo di antica fattura e in pietra, profondo circa 12 metri, più circa 2 metri di acqua, riempito sino a questa quota dalle stesse macerie delle varie ristrutturazioni secolari.
Si può presumere in origine, senza il muro, che il pozzo si trovasse al centro della piazzetta, corredato da puteale e probabilmente coperto. Sarà fonte di nuove indagini.
Sulla destra al piano rialzato si vede un ampio ballatoio coperto e voltato, sostenuto da colonne in granito, accessibile sia dal retro della farmacia che dal cortile interno. Sullo stesso piano si accede ad ampi locali, a scale interne che scendono a corridoi e seminterrati con gallerie che conducono ad ampie sale sotterranee posizionate a vari livelli, realizzate e rimaneggiate nei secoli. I materiali e i manufatti riutilizzati rivelano antiche origini tardo medioevali. Vecchi racconti e nuovi indizi, ora verosimili, ci inducono a progettare future ricerche per passaggi sotterranei di collegamento con altri palazzi e chiese del borgo di Varallo.
Nella parte retrostante il palazzo, sulla via detta del Torchio, di fronte al Palazzotto Testa vi erano gli stallazzi, gli ampi magazzini e altri locali tutti con volta a botte o a vela.
Era l’Ospedale dei Poveri Infermi e Pellegrini, assistito della Arciconfraternita della SS. Trinità, già presente in questo palazzo nei primi anni del sedicesimo secolo, come è attestato ed evidenziato dal ritratto di tutto il borgo di Varallo Sesia nella xilografia intagliata nel 1606,da (Ioachimus Teodoricus Coriolanus, curavit et sculpsit MDCVI) stampata da Petrus Revellus nel 1621.
Descrive il Lana, che a sostenere la lunga permanenza e la conduzione dell’ospedale in questo Palazzo per circa 190 anni furono i membri Uffiziali della Confraternita, divisi in due autorità di sorveglianza: la Congregazione Maggiore formata da tutti gli iscritti e la Minore composta dal Primicerio, dal Priore della confraternita, da quello dell’ospedale e dai Priori scaduti, con l’impegno di sostenere i bisognosi, malati e pellegrini, raccogliendo beni materiali, lasciti ed elemosine.
Numerosi furono i benefattori che lasciarono i loro beni all’ospedale.
Negli archivi ne vengono elencati settanta tra i più munifici, e citati più di cento delle famiglie più note Varallesi, i Morgiazzi, I Racchetti, i Preti, i Luini, i Fassola i Pitti, e molti altri. Tra i più benemeriti VI fu Don Pio Alberganti che il 7 settembre 1776 con il suo testamento lasciò erede universale l’Ospedale dei Poveri Infermi e Pellegrini, ordinando il trasferimento nel suo palazzo antistante la salita al S.Monte e al Convento Francescano Madonna delle Grazie, comprese le spese per le modifiche necessarie, per uso ospedaliero, progettate degli architetti Rocco Orgiazzi e Bartolomeo Boggio entrambi di Varallo.
All’interno dell’Ospedale vi erano due corsie per gli infermi, una per i maschi con 14 letti e una per le femmine con sei letti, alcuni luoghi interni ed esterni per le convalescenze, e una spezieria per i medicinali aperta al servizio pubblico, anche adibita alle cure mediche e chirurgiche.
L’Ospedale spostò la sua sede definitivamente nel 1793 nel Palazzo Alberganti e lì continuerà a modificarsi ed ingrandirsi fino agli alterni avvenimenti odierni.
La nascita del primo (Ospitale) risale al 1556, anno in cui il sacerdote prevosto di Varallo, Don Giuseppe Maio, fece dono (come da istrumento rogato Pietro Baldi) della propria abitazione e di alcuni beni in Varallo Vecchio. La proprietà era posta sull’angolo a nord del Cintato parco dei Marchesi D’Adda, fu quindi fondato uno Spizio a sostegno dei poveri, infermi e pellegrini, di cui Varallo e i Valsesiani ne erano privi, e vi rimase per mezzo secolo.
Dello Spitale rimangono solo i resti della cappella del Seminario che gli fece seguito, inglobato poi nel civico Collegio D’Adda.
A sostenere l’iniziativa di Don Maio fu la Confraternita dell’oratorio di S. Giacomo, divenuta della SS. Trinità, la settima delle Confraternite Varallesi responsabile delle attività dell’ospedale. Si legge ebbe inizialmente trentacinque fratelli tutti agenti ed economi. Tra le consorelle era eletta una Priora e a lei affidate numerose incombenze materiali e morali, per curarne i bisogni, la pulizia ed eventualmente ammonire eventuali mancanze degli infermieri e di tutti gli addetti, ecc. Regola e tradizione mantenuta sino alla fine del secolo scorso.
A darci una visione di quell’area in Varallo Vecchio fu l’Alessi durante i suoi soggiorni nel suo Libro dei Misteri, nella tavola 9 disegnata tra il 1550 -1560 intitolata La terra di Varallo.
Si possono osservare ben illustrate case, torrioni merlati e un Mastio, all’interno di mura e cinte divise a gruppi, per divenire negli anni il Parco Cintato della vasta proprietà dei Nobili Scarognini D’Adda, con l’omonimo Palazzo e la Piazza affacciata sulla roggia ed al fiume Mastallone, (chiamata Corte Superiore). A sostenerla il poderoso muro non ancora del tutto terminato.
Dopo mezzo secolo nella incisione del RaVellus se ne Vedono i sostanziali mutamenti, ed altri ancora in quella del Manauft del 1688, o dei Fratelli Bordiga del 1796.

Rilievi cavità

Sigla
CAPI84 OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Ospedale dei Poveri Infermi e Pellegrini - Tavola 1


Data rilievo
2020-09-06
Autore rilievo
Simoni Anna
Rilevatori
Simoni Anna, Morgani Maurizio
Licenza d'uso
CC BY-SA 4.0

Sigla
CAPI84 OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Ospedale dei Poveri Infermi e Pellegrini - Tavola 2


Data rilievo
2020-09-06
Autore rilievo
Simoni Anna
Rilevatori
Simoni Anna, Morgani Maurizio
Licenza d'uso
CC BY-SA 4.0

Sigla
CAPI84 OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Ospedale dei Poveri Infermi e Pellegrini - Tavola 3


Data rilievo
2020-09-06
Autore rilievo
Simoni Anna
Rilevatori
Simoni Anna, Morgani Maurizio
Licenza d'uso
CC BY-SA 4.0

Sigla
CAPI84 OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Ospedale dei Poveri Infermi e Pellegrini - PDF

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Data rilievo
2020-09-20
Autore rilievo
Anna Simoni
Rilevatori
Maurizio Morgani, Anna Simoni
Licenza d'uso
CC BY-SA 4.0

Foto della cavità

Codeartificial
CAPI84 OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Pozzo ospedale dei poveri infermi e pellegrini


Autore foto
Danilo Carpani
Licenza foto
CC BY-SA 4.0

Codeartificial
CAPI84 OSPEDALE DEI POVERI INFERMI E PELLEGRINI

Autore foto
Carpani Danilo
Licenza foto
CC BY-SA 4.0

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